PROGRAMMA "LISTA MENONI" PER IL TRIENNIO 2009/2012
A) LO SCENARIO
Le c.d. “professioni liberali” tradizionali (avvocato, medico, ingegnere) hanno, da sempre, goduto di notevole prestigio sociale, essendo reputate portatrici di specifiche culture e saperi, indispensabili per l’organizzazione sociale e la tutela dei singoli individui.
Tale modello è entrato in crisi nel secondo dopoguerra (soprattutto a partire dagli anni ’70) con l’affermarsi in Europa e negli Stati Uniti di un’organizzazione statuale e sociale in cui si sono combattuti da una parte il c.d. “socialismo reale”, con un alto tasso di statalismo ed assistenzialismo e dall’altra parte il “neocapitalismo”, sfociato nel c.d. “capitalismo selvaggio”, di un’economia di mercato senza limiti e senza regole.
In tale quadro, le libere professioni si sono trovate compresse e schiacciate, con perdita di prestigio e ruolo sociale.
Se ciò è parzialmente vero per tutte le libere professioni, tuttavia non si può non rilevare che, per quanto concerne il cosiddetto comparto “giuridico – economico”, le professioni del notaio e del commercialista hanno saputo non solo difendere i loro preesistenti “spazi”, ma addirittura ampliarli, con “incursioni”, perfino nell’ambito della giurisdizione, che, tradizionalmente, era riservato in esclusiva all’Avvocatura.
In particolare i commercialisti hanno saputo ritagliarsi il ruolo di consulenti (non solo in materia fiscale e tributaria, ma a tutto tondo) dell’impresa; proporsi come difensori nel processo tributario e monopolizzare (come curatori) le procedure fallimentari; mentre i notai (pur in una posizione teoricamente difficilissima da difendere, stante il loro numero chiuso) hanno saputo non solo salvaguardare le loro posizioni economiche e di mercato, ma accreditarsi come soggetti coadiuvanti nella giurisdizione (adducendo la loro “terzietà” ed il ruolo di pubblici ufficiali) ed altresì come garanti dei diritti del cittadino, anche con una campagna mass-mediatica e comunicativa, certamente efficace.
In siffatta situazione viene il dubbio che la classe dirigente dell’Avvocatura, sia a livello istituzionale che associativo, non sia stata sufficientemente adeguata ad affrontare la difficile situazione.
L’Avvocatura si trova oggi ad essere costituita da una massa ipertrofica di oltre duecentotrentamila avvocati (in continuo aumento), in gran parte al limite della proletarizzazione dal punto di vista economico, senza più un preciso ruolo sociale e culturale, insidiata nel suo stesso (e pur ormai ristrettissimo) ambito della difesa giurisdizionale e con una tendenza legislativa, sempre più diffusa, ad eliminare spazi di difesa obbligatoria, quasi che il ruolo dell’avvocato costituisca solo un costo economico per il cittadino e l’impresa e non già, primariamente, un insostituibile ruolo di difesa tecnica dei diritti. (Si pensi, a titolo meramente esemplificativo, all’esclusione dell’Avvocatura dal pre-contenzioso infortunistico; alla possibilità per le P.A. di difendersi nei primi gradi del giudizio direttamente, tramite i propri funzionari; all’ampliamento delle controversie – come ad esempio, solo da ultimo, quelle transfrontaliere – in cui non vi è necessità di essere assistiti da un avvocato).
Le epoche di crisi sono epoche di trasformazione. Sono epoche in cui si vede chi sa governare i cambiamenti e chi li subisce, come soggetto meramente passivo.
Bisogna quindi porsi, sotto il profilo culturale, comunicativo e legislativo, come protagonisti del cambiamento sociale e del nostro cambiamento.
Bisogna individuare il nuovo ruolo dell’Avvocatura e (per quello che più specificamente ci concerne) dell’Avvocatura civile in particolare, dando a quest’ultima quello spazio e risalto che merita, portandola ad essere protagonista delle riforme legislative e dell’ordinamento professionale, facendole assumere quel ruolo che sinora ha avuto solo l’Avvocatura penale.
B) LE PROPOSTE
1) GIUSTIZIA
Il punto di partenza può essere quello di condividere la proposta di riforma costituzionale (ri)avanzata recentemente dall’OUA, di riequilibrio dei poteri nell’ambito giudiziario, mediante la previsione costituzionale (Parte seconda -Titolo IV) che la giurisdizione è fondata su due soggetti parimenti ordinati: da una parte la Magistratura, con il CSM, e dall’altra l’Avvocatura, con un pressoché analogo organo: il Consiglio Superiore dell’Avvocatura.
2) MAGISTRATURA
a) E’ necessario, nel rigoroso rispetto delle rispettive funzioni, incentivare il rapporto di collaborazione con la Magistratura (Osservatori della giustizia civile – Pratiche virtuose), rivendicando però il ruolo di coprotagonisti della giurisdizione ed evidenziando che gli unici uffici giudiziari che funzionano decentemente sono quelli in cui si è instaurato un proficuo rapporto fra Avvocatura e Magistratura.
b) Bisogna battersi per una nuova legge che, dando attuazione alla volontà espressa, a larghissima maggioranza, dal popolo italiano, in sede referendaria, preveda un’effettiva e reale responsabilità (civile e disciplinare) dei magistrati.
c) Riforma del CSM, con l’istituzione di un organo realmente terzo (ma non succube della politica), che possa esercitare, con assoluta indipendenza, le funzioni devolute al CSM e, particolarmente, quelle disciplinari e organizzative. (A cascata ed in conseguenza riforma dei Consigli giudiziari).
d) Riforma complessiva e ripensamento del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria.
3) AVVOCATURA
Approvazione della legge di riforma dell’ordinamento professionale, così come unitariamente delineata dalle varie componenti dell’Avvocatura, con la nostra concreta e fattiva partecipazione.
I cinque punti essenziali della riforma, particolarmente qualificanti, sono quelli dell’accesso, delle specializzazioni, della formazione permanente, dell’esclusiva, anche in materia stragiudiziale ed arbitrale e della partecipazione all’approvazione dei regolamenti, mediante l’apposita Commissione, rappresentativa di tutta l’Avvocatura.
4) PROCESSO CIVILE e DIRITTO SOSTANZIALE
Ottenuto il notevole risultato di aver fatto divenire progetto condiviso (da ultimo anche dal legislatore) quello della semplificazione (nell’ottica della unificazione) dei riti, l’Unione Nazionale deve farsi portatrice della necessità che si esca dalla deleteria ottica della legislazione emergenziale e si attui una riforma organica e ponderata del processo civile.
In questo ambito ci si deve opporre all’incombente tentativo di “sommarizzazione” del processo , una gravissima perdita di garanzie e della possibilità di ottenere vera giustizia.
L’assoluta inaccettabilità dei tempi processuali, sanzionata, da anni, a livello comunitario, non può trovare soluzione in un processo “autoritario” (in quanto rimesso alla mera discrezionalità, che, in alcuni casi, potrebbe sconfinare nell’arbitrio, del giudice) ma deve rispettare le garanzie processuali delle parti che sole, possono permettere di ottenere giustizia.
In altri termini il “giusto processo”, di cui agli artt. 111 Cost. e 6 C.E.D.U., può sussistere solo ove a tempi accettabili si accompagni un’accettabile qualità del medesimo processo.
Strettamente connessa con il problema dell’incapacità del sistema statuale di dare una risposta in termini temporali e qualitativi ragionevoli alla domanda di giustizia è la questione della corretta tecnica legislativa.
Dagli anni ’60 abbiamo assistito ad un processo di inaccettabile ed esponenziale aumento di provvedimenti normativi, sfociati in una vera e propria “bulimia legislativa”.
Il continuo modificarsi e sovrapporsi delle normative, la loro scarsa intelleggibilità e chiarezza (non solo per il comune cittadino, ma anche per l’interprete) ed il mancato coordinamento, sono una delle cause principali del venir meno del principio fondate della “certezza del diritto” e, conseguentemente, dell’aumento del contenzioso.
E’ quindi necessario richiamare fermamente la politica a tale sua grave responsabilità.
IL RUOLO DELL’UNIONE NAZIONALE CAMERE CIVILI
a) Il primo passo si può considerare positivamente concluso: al Congresso di Venezia siamo riusciti (vincendo forti resistenze contrarie al rinnovamento) a far approvare, con una larga maggioranza, un nuovo Statuto che dovrebbe consentire un corretto governo dell’Unione Nazionale ed al contempo una maggiore e più incisiva partecipazione delle singole Camere Civili territoriali, con la previsione, tra gli organi statutari, del Consiglio dei Presidenti.
b) Il secondo obiettivo è quello di far funzionare la nostra “squadra” (Giunta + Commissioni) in modo che sia in grado di elaborare progetti di medio e lungo periodo e, nel contempo, di dare risposte tempestive ai problemi che via via si presentano.
Il “governo” dell’Unione deve essere assicurato dalla Giunta, con il contributo della periodica consultazione del Consiglio dei Presidenti.
I progetti a medio-lungo termine devono essere elaborati dalle Commissioni e poi vagliati e fatti propri dalla Giunta, sempre con la consultazione del Consiglio dei Presidenti e, per le questioni più rilevanti, dell’Assemblea Nazionale e del Congresso.
c)Dal punto di vista organizzativo, il primo obiettivo è quello della “ricognizione dell’esistente” e cioè della verifica della reale consistenza delle Camere Civili iscritte all’Unione.
d)Si deve poi procedere alla rivitalizzazione della Camere “silenti”, al loro coinvolgimento attivo nell’Unione e alla formazione capillare sul territorio di nuove Camere Civili di qualità.
e)Le Commissioni permanenti e temporanee, dovranno costituire il “motore” dell’Unione Nazionale e permettere la formazione di una nuova “classe dirigente”, in cui ogni Camera Civile e ogni associato, che abbia capacità, potrà dare il proprio contributo alla vita dell’Unione Nazionale.
A titolo meramente esemplificativo ed indicativo le Commissioni dovranno occuparsi delle seguenti questioni:
I. Accesso e ordinamento professionale
II. Formazione permanente
III. Specializzazioni
IV. Scuola di alta formazione
V. Procedura civile
VI. Diritto civile sostanziale
VII. Diritto comunitario ed internazionale
VIII.Statuto e regolamenti
IX. Sito internet e newsletters
X. Rapporti con organismi internazionali
XI. Rapporti con stampa e mass-media
XII. Rapporti con le altre professioni
XIII. Bilancio e finanziamenti
XIV. Camere arbitrali
XV. ADR
XVI. Previdenza e rapporti con la Cassa Forense
f)Posizionamento dell’UNCC all’interno (e all’esterno) dell’associazionismo forense e dell’avvocatura.
Uno dei “nodi” che l’Unione deve sciogliere è se porsi come associazione generalista o specialistica, traendone tutte le necessarie conseguenze.
Se associazione specialistica, dovrà decidere se porsi come associazione specialistica “generalista” o prevedere già sottospecializzazioni.
g)Nell’ottica di cui sopra, punto particolarmente qualificante sarà quello di progettare ed iniziare a sperimentare, anche tenendo conto della riforma professionale in corso di approvazione (e per non farci trovare impreparati, essendo già in notevole ritardo) una o più “Scuole di alta formazione”.
h)Altro punto qualificante sarà quello della formazione. Bisognerà da un lato prevedere e predisporre un piano formativo nazionale e, dall’altro, favorire un coordinamento (e se del caso un aiuto) ai piani formativi delle singole Camere civili territoriali.
i) Essenziale per la realizzazione dei progetti di cui sopra è il reperimento di adeguate risorse economiche anche da destinare a specifici progetti.
A tal fine bisognerà individuare sia criteri di contribuzione endoassociativi equi e proporzionali, sia, ove possibile, criteri di contribuzione esoassociativi ( es. sponsor, finanziamenti di enti pubblici etc. ).
Si potra’ anche prevedere la stipula di convenzioni ed altre agevolazioni per le camere civili aderenti all’Unione ed i loro iscritti.
Con la disponibilità di idonei mezzi finanziari, si potrà poi pensare ad una autonoma sede in Roma, con un minimo di organizzazione sotto il profilo di personale e attrezzature, alfine di poter assicurare maggiore efficienza e continuità d’azione.
7) RAPPORTI ESTERNI
a)Nei confronti della politica l’UNCC deve mantenere la propria assoluta indipendenza e, nel contempo, una posizione di dialogo e trasversalità.
b)Nei rapporti con il CNF bisognerà cercare di attivare, il più presto possibile (anticipando la riforma), la Commissione permanente, di cui fanno parte anche le associazioni forensi maggiormente rappresentative.
c)Rapporti con i Consigli dell’Ordine e con la Cassa Forense. Bisogna, in una prospettiva di breve e medio termine, avere una presenza il più possibile capillare e viva dei nostri associati nei Consigli dell’Ordine e nella Cassa Forense.
d) Bisogna mantenere ed incrementare i rapporti con l’OUA e, in vista del prossimo Congresso Nazionale Forense, che si terrà nel novembre del prossimo anno a Genova, cercare di avere una nostra maggiore presenza nell’ambito dell’OUA.
e)Rapporti con le altre associazioni forensi. Bisogna rendere più incisivi e stabili i rapporti di consultazione e di iniziative comuni con le altre associazioni forensi nazionali, sia specialistiche (UCPI - AIAF – AGI – UNCAT) che generaliste (ANF e AIGA).
f)Bisogna (in questo caso iniziando ex novo), cercare di stabilire dei rapporti a livello internazionale, con le Istituzioni europee e con le altre associazioni forensi estere.
g)Bisogna ricercare una presenza ed una interlocuzione il più possibile costanti ed incisive con la stampa e i mass-media.
h)E’ necessario stabilire rapporti di collaborazione e di scambio non solo con gli organi istituzionali (centrali e locali) del nostro ordinamento statuale, ma anche con gli organi rappresentativi delle realtà economiche e culturali (e per quanto riguarda queste ultime, in primo luogo, con l’Università).
C) IL METODO
Posto per ultimo, per comodità espositiva, in realtà, dal punto di vista logico e sistematico, il problema del “metodo” è il primo che deve essere affrontato.
Sino ad oggi l’UNCC non ha mai avuto un “programma”, contenente gli obiettivi che ci si propone di raggiungere e l’impostazione che si intende dare alla futura vita associativa.
Ci pare una novità importante, per un triplice ordine di motivi:
a)il primo è che la presentazione di un programma, che non contenga mere enunciazioni di stile, costringe ad una riflessione globale sui problemi della giustizia, dell’avvocatura e dell’associazionismo e sugli obiettivi, non meramente velleitari, che ci si propone, sia pure gradatamente e nel limite del possibile, se non di conseguire, quanto meno di perseguire.
b)Il secondo elemento positivo è che il programma può essere un momento di confronto e di condivisione, il più possibile largo ed esteso, con tutte le realtà associative.
c)Il terzo motivo è che, in sede congressuale, non si votano più solo le persone, ma si sceglie anche un programma, che i presentatori si sono impegnati a perseguire.
Ulteriore novità del metodo che si vorrebbe seguire, è quella del confronto e della successiva decisione.
Il nuovo Statuto approvato aiuta a seguire tale iter procedimentale. Non solo infatti è prevista la presentazione di un programma, unitamente alla lista di canditati, in sede congressuale, ma anche successivamente l’interazione fra l’organo di governo dell’Unione (la Giunta) e l’organo consultivo, rappresentativo delle realtà territoriali (il Consiglio dei Presidenti), dovrebbe produrre un’auspicabile continuo confronto e raffronto sulle mutevoli esigenze della quotidianità e sulla necessità, quindi, di integrare costantemente e, se del caso, modificare gli obiettivi da perseguire.
Siamo convinti che un corretto confronto, sia pure con il mantenimento delle responsabilità decisorie in capo all’organo di governo dell’Associazione, possa rappresentare una maggiore ricchezza di idee ed una possibilità di apporto, da parte delle Camere Civili territoriali, di preziose esperienze, proposte ed iniziative.
Da ultimo, ma anche in questo caso non ultimo, come metodo si è scelto quello della composizione di una “squadra” che, composta in prima battuta dai membri della futura Giunta e, in seconda battuta, integrata dai componenti delle Commissioni, possa consentire alla futura Unione Nazionale la realizzazione di obiettivi il più possibile condivisi e l’ideazione e realizzazione di progetti innovativi.
RENZO MENONI (CAMERA CIV. PARMA)
LAURA IANNOTTA (CAMERA CIV. FERRARA)
NANDO TESTONI BLASCO (CAMERA CIV. CATANIA)
MASSIMO COSTA (CAMERA CIV. MONZA)
FRACESCO STORACE (CAMERA CIV. ROMA)
LIA SIMONETTI (CAMERA CIV. VELLETRI)
LORENZO BONOMO (CAMERA CIV. BARI)
MONICA CERAVOLO (CAMERA CIV. PADOVA)
SERENELLA FERRARA (CAMERA CIV. VERCELLI)
CLAUDIO BOCCINI (CAMERA CIV. GROSSETO)
TOMMASO RAIMONDO (CAMERA CIV. TERMINI I.)
FRANCO PEPE (CAMERA CIV. BENEVENTO)
GIOVANNI MAZZEI (CAMERA CIV. COSENZA)
VINCENZO M. CARENA (CAMERA CIV. PIEMONTE)
ROBERTO PIPINO (CAMERA CIV. PALMI)
ANDREA SERGIO (CAMERA CIV. GENOVA)
LUCIANO NARDINO (CAMERA CIV. BRESCIA)
ANGELICA SILVETTI (CAMERA CIV. MANTOVA)
STEFANO ALEANDRI (CAMERA CIV. ROMA)
MARIA TERESA OLDONI (CAMERA CIV. MONZA)